Un Ticino fiero e responsabile, capace di accogliere le sfide economiche, sociali e politiche che la crisi ha messo in evidenza.
Dove sono le menti più capaci e dove sono i politici più perspicaci del Cantone? In queste prime settimane di campagna elettorale e in considerazione del preoccupante quadro socioeconomico e politico, non solo cantonticinese e svizzero ma anche internazionale, mi sono più volte chiesto se le menti più capaci e i politici più perspicaci del Cantone non si siano autoemarginati e/o autoimposti il silenzio, scoraggiati e avviliti a tal punto da perdere la bussola e la strada maestra.
Politici, statisti, specialisti, intellettuali, uomini di pensiero. E sì, proprio così, persi e confusi, consapevoli forse che nella folle corsa a voler tenere il passo con coloro che non sono, in nulla e per nulla, né più da imitare e tantomeno da additare come esempio o, ancora più, da assecondare con analisi, interpretazioni e commenti che non sono più né giustificabili né comprensibili … beh, in questa situazione la crisi delle coscienze e del pensiero appare giustificato e beneaugurante, seppur tardivo. A dire il vero vi sono stati alcuni esponenti politici (soprattutto democentristi), specialisti (economisti e docenti universitari) e intellettuali (rappresentanti della destra sociale in particolare) che si erano dissociati da questa corsa al massacro già in tempi non sospetti: pochissimi in verità e con scarsa possibilità di deviare il corso degli eventi, ma cionondimeno presenti! Ma andiamo avanti.
Quali libertà permette lo Stato per favorire il funzionamento della società? I problemi del nostro Cantone infatti non li risolverà nessun altro se non ci pensiamo noi ticinesi in prima persona e se non saremo capaci di organizzare le nostre forze e le nostre menti migliori intorno ad un progetto e ad una strategia condivisa. E allora forse dovremmo chiederci cosa ha fatto e cosa fa lo Stato o quale libertà esso permette affinché la comunità possa funzionare in modo sano e lungimirante (soprattutto ora che anche le società e imprese, che dovrebbero essere sane e virtuose, chiedono di essere sussidiate o esentate fiscalmente).
Le scottanti smentite riguardo l’eccellenza e la sicurezza del nostro sistema socioeconomico. E invece perché ora, improvvisamente, il Ticino si scopre così debole, fragile, indifeso … dopo che da più parti non si è fatto altro che ripetere – per anni – fino alla nausea che le nostre attività economiche, tecnologiche, sociali, accademiche, professionali, imprenditoriali, ecc. erano in una posizione invidiabile, per il loro elevato contenuto di valore aggiunto e per il loro livello di eccellenza? Tutte frottole, autoinganni, ingenuità, ideazioni maniacali?
Le scottanti smentite riguardo l’eccellenza del nostro Governo. O, ancora, quando si andava ripetendo da più parti che tutti noi potevamo stare tranquilli perché eravamo governati da politici con un elevato senso di responsabilità, competenza, collegialità, coesione … governati come eravamo da “statisti” autorevoli, propositivi e, pure, sempre tutti loro (i nostri governanti), estremamente attenti e consapevoli delle esigenze dei cittadini, dei loro diritti, delle loro preoccupazioni e dei loro bisogni. Che ne è ora di tutto ciò?
Guai a parlare di certe cose o, forse, ci siamo dimenticati di certe cose? Tutte questioni, queste, che però nessuno ha sollevato, non avendo avuto il piacere di sentirle evocare da nessuno dei politici impegnati fino ad ora in questa campagna elettorale fatta essenzialmente di colpi bassi, gaffes, tentativi di mettersi in evidenza e al centro dei riflettori con mosse da commedia dell’arte, improvvisazioni poco originali, insinuazioni, pettegolezzi, colpi di twitter e di post su FB, insulti, immagini e foto d’occasione per ogni circostanza, tuttologie e tautologie ad oltranza, per non dire delle ovvietà pronunciate con non chalance ad ogni piè sospinto … e mi fermo qui. Non è forse però sulla ricerca della verità che dovremmo finalmente spendere le nostre energie e risorse, focalizzando tutta la nostra attenzione per venire a capo della stato di confusione, disagio e crisi in cui ci troviamo? Ma questa verità perché non la dice nessuno?`Perché è così difficile metterla in evidenza?
Da Cantone povero e dignitoso a Cantone spendaccione, godereccio e sopra le righe? Questo nostro Cantone, che ha sofferto la povertà e ha dignitosamente sopportato in un passato (non troppo lontano) sofferenze e privazioni indicibili (che ancora i nostri padri e nonni ricordano) ha saputo faticosamente ma tenacemente edificare il benessere della nostra società. Negli ultimi decenni – e soprattutto negli ultimi lustri – si è ritrovato però ad amministrare molti soldi che sono arrivati un po’ troppo facilmente da tutte le parti, creando l’illusione in molti ticinesi di essere in una “botte di ferro” e, ancor più, l’illusione (se non un vero e proprio delirio) di essere soggetti speciali, soggetti in grado di vivere ampiamente al di sopra delle loro possibilità reali e senza troppi sforzi. Moltissimi si sono infatti illusi di poter continuare allegramente a perseverare su quella strada, credendosi arrivati, solventi, imprenditori e speculatori di successo … addirittura illudendosi di arricchirsi senza troppi sforzi e senza troppe domande!
Dal “Fondo del sacco” al sacco senza fondo del “Paese dei Balocchi”. Dal “Fondo del sacco” al sacco senza fondo del “Paese dei balocchi” il passo è stato allora sin troppo breve ma, soprattutto, maldestro. Rapidamente lo scenario è infatti mutato: dal Paese sobrio e virtuoso che caratterizzava il Ticino fino a pochi anni orsono, questo si è trasformato in modo subdolo e incalzante in un Paese dallo scenario surreale. Bordelli, case da gioco, bische, speculazioni edilizie, speculazioni monetarie e finanziarie (ai più incomprensibili), indebitamento sempre più pesante, svendita del territorio, pseudo progetti, pseudo ditte, pseudo società dell’effimero e del fallimento pianificato, abusi sociali e delle assicurazioni sociali, sedicenti servizi ed opere pubbliche copiosamente finanziate da fondi pubblici (che sono un monumento all’autocompiacimento), sussidi ad innaffiatoio ad imprese sedicenti private/assistite, megalomaniche fusioni di comuni (prima sani e poi con debiti milionari), cementificazioni ad oltranza, speculazioni edilizie sfacciate, svendite e fallimenti societarie a scopo truffaldino. E, ancora, infiltrazioni e collusioni con il crimine organizzato, truffe milionarie da parte di insospettabili che non riescono più a nascondere oltre le loro malversazioni, annientamento del principio di responsabilità individuale, bonus milionari a manager d’assalto e povertà crescente, difficoltà sempre più marcate ad andare avanti per famiglie, anziani, artigiani, piccoli contadini, e tutti quei cittadini normali che si vedono umiliati e offesi tutti i giorni dai giochi di potere e dagli abusi dello stesso. E potrei continuare ancora e ancora!
I pifferai magici della politica. Questo è infatti lo spaccato del nostro Paese, questo lo scenario sul quale siamo chiamati ad intervenire. Ma chi vogliono incantare coloro che sono sempre in prima linea nel fare i conti con i sacrifici e i soldi altrui? Chi pensano di illudere coloro che continuano a rivendicare pomposamente il riconoscimento dei loro sedicenti meriti e dello loro fantasiose proposte? Che credibilità possono rivendicare coloro che sono perennemente in campagna elettorale? Ma dove vivono coloro che credono di poter fare a meno dell’economia reale per sostituirla con le astuzie virtuali della finanza e dell’economia virtuale?
Il problema è solo sulle nostre spalle e la soluzione dipende dalle nostre competenze nonché sul nostro impegno a voler cambiare le regole. Attenti signori, questo è il problema, questi sono i problemi … nostri, del nostro Paese, e non vi è nessuno – assolutamente nessuno – che ce li risolverà, soprattutto non si risolveranno con gli artifizi contabili, con le lamentazioni indirizzate a Berna, non ce li risolverà la BNS con i suoi utili straordinari, non i politici dell’ultima ora in perenne campagna elettorale, non i politici che non vedono al di là del loro proprio naso e tornaconto, non quei personaggi più o meno illustri che si riempiono la bocca di soluzioni semplicistiche. No!
Il momento delle decisioni storiche è alle porte. I nostri problemi ce li dobbiamo risolvere fra di noi, con il nostro impegno, la nostra volontà, la nostra fiducia in noi stessi e in quei politici che non hanno avuto in questi anni responsabilità di Governo, diffidando invece da coloro che hanno amministrato fino ad ora il Cantone e che sono stati la sciagura del nostro Paese. Con loro potremo allora cogliere le nuove sfide che questa crisi ci mette davanti agli occhi … a condizione di volere e sapere cambiare le regole, di sapere e volere rinnovare la politica o, meglio, il far politica, a condizione di sapere e volere assumerci la responsabilità di selezionare i nostri rappresentanti in Gran Consiglio e in Consiglio di Stato e, infine, di sapere e volere vigilare costantemente su di loro!
Le elezioni di aprile non sono lontane. Prepariamoci.
Orlando Del Don, Gran Consigliere e capogruppo UDC, Candidato al Consiglio di Stato e al GC
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Orlando Del Don
Medico, Psicoanalista, Politico
Classe 1956, Medico, psicoterapeuta, docente, scrittore, editore. Questo blog è il mio mezzo per parlare online di società, sanita, cultura, informazione, territorio e altro ancora.
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