Le ragioni della crisi in atto. Al di là dell’esasperazione e della paura: fra consapevolezza, nuove opportunità e responsabilità
La crisi in atto sembra non trovare vie d’uscite. Anche se questa si trascina dal 2008, di tanto in tanto vi è chi ravvisa schiarite all’orizzonte che poi però non trovano conferme. Ora, ancora, ecco una nuova battuta d’arresto legata alla decisione della BNS. E allora ecco che fra lamentazioni, rivendicazioni, accuse e ricette di soluzioni improvvisate ci si dimentica l’essenziale e, soprattutto, ci si divide ancora più, incapaci come siamo di ragionare con le nostre teste, con le nostre risorse e con le nostre potenzialità presenti sul territorio. La politica, poi, sembra quella più divisa, pasticciona e impotente nel cercare di tracciare la via per uscire dall’apparente vicolo cieco.
Ma attenzione, la questione della crisi in atto non è legata solo ai grandi burattinai che decidono delle sorti dei comuni mortali. La questione è ben più complessa e ci riguarda tutti.
Si tratta, è vero, di una crisi che tocca sì l’economia, la finanza, la società e la politica ma che ha origini e causa ancor più profonde. La crisi riguarda in effetti i pilastri che hanno retto fino a qualche lustro orsono le nostre sorti. Infatti a ben guardare in crisi sono anche e soprattutto (prima di tutto, direi) la famiglia, l’educazione e la formazione, la storia individuale, la coppia, come pure i nostri giovani e adolescenti, il lavoro, le relazioni fra individui, i rapporti con l’istituzione, con il tempo libero, con i nostri desideri, con il sapere e la cultura, la sessualità, con i nostri ruoli sia in abito pubblico che privato, ecc.
In sostanza ciò che accomuna tutte queste situazioni critiche che precedono e alimentano la crisi ora in essere fa riferimento a quello che possiamo chiamare la crisi della figura guida che permette il confronto responsabile nel rapporto fra noi, i nostri simili e la nostra società, cioè la crisi o l’assenza sempre più vistosa e dolorosa della figura del padre. Una situazione che di tanto in tanto viene ripresa e messa in evidenza ma che rapidamente viene accantonata in assenza di risposte valide o, meglio, in assenza della fattiva volontà di porvi rimedio.
In effetti l’elemento ordinatore della società, e cioè la figura sia reale che simbolica del padre, è venuta meno, si è come dissolta, e ciò ha inevitabilmente favorito la confusione, il disorientamento e finanche il caos e le derive più inquietanti che hanno così preso il sopravvento … nella certezza che non vi sarebbero state risposte valide, reazioni, prese di posizioni, capacità di riorganizzarsi e di venire incontro alla domande di fondo che continuano a restare allora senza una voce.
E, permettetemi, anche il terrorismo, l’avanzata dei fondamentalisti, l’ISIS e tutto quanto è legato a questi nuovi fenomeni di degrado e terrore non è esente da questa colpa primigenia di cui la società occidentale deve farsi carico.
E allora usciremo solo da questa situazione di stallo se sapremo ricompattare e riformulare le nuove regole di una società che, in primis, rivuole dare centralità alla figura del padre assente che, in quanto tale, potrà allora dare speranza e cogliere le nuove opportunità di crescita e rinforzo della nostra società su basi solide e sane, in grado di ridare speranza ai cittadini e ai nostri giovani che sono coloro che, in questo momento, sono i più a rischio e i più esposti alle derive di una società incapace di dare loro speranza e futuro.
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Orlando Del Don
Medico, Psicoanalista, Politico
Classe 1956, Medico, psicoterapeuta, docente, scrittore, editore. Questo blog è il mio mezzo per parlare online di società, sanita, cultura, informazione, territorio e altro ancora.
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