Quale destino per un Esecutivo che ha la fiducia di una parte del Parlamento ma tradisce quella del popolo?
Pubblicato sul Giornale del Popolo il 29.10.2014
A volte i pensieri sono come le infezioni, e alcuni diventano vere e proprie epidemie, spesso fatali per la politica! Questo sembra il destino di una democrazia del consenso a tutti i costi, più prossima ad una televendita che ad una politica vicina alla realtà fattuale e concreta del Paese. Parafrasando Montanelli si potrebbe dire che i protagonisti di molta politica nostrana che preferiscono aver ragione da soli piuttosto che torto con gli altri sono ormai rimasti in pochi, pochissimi. E questo è già di per se stesso una disgrazia. Se poi si pone mente al fatto che nell’era del WEB e dei social network ben poche cose accadono nel momento giusto (e il resto sembra non accadere affatto) per i molti naviganti che seguono gli avvenimenti politici … beh, ecco allora che a correggere certe storture, manchevolezze e difetti ci penserà il cittadino arrabbiato e deluso che non lesinerà allora critiche anche durissime, se non spietate (talvolta palesemente ingiuste), nei confronti della politica e dei politici sempre più in debito di ossigeno per rapporto alla realtà e ai bisogni del cittadino e del Paese.
Opinioni e pensieri spesso irriverenti, esasperati, aggressivi e talvolta anche provocatori di cittadini sempre più scontenti della politica e, più in generale, nei confronti di tutta una serie di esperti e consulenti al centro della ribalta politica, sono oramai inevitabili, specie sul WEB, con grande dispiacere e scorno di molti attori della politica nostrana. Non a torto verrebbe da dire. Ma è inutile cercare colpevoli al di fuori dei politici stessi e del loro modo di esercitare la loro funzione elettiva. Il fenomeno è infatti globale e, aggiungerei, anche naturale (eccezion fatta per il fenomeno dei cosiddetti TROLL). Troppe sono state le delusioni, le incoerenze (indecenze?), le strumentalizzazioni e gli inganni di cui sono stati oggetto i cittadini nel tempo, in particolare da quando questi hanno cominciato ad avere vieppiù consapevolezza dei loro diritti, di come funzionano le dinamiche e i meccanismi del potere, delle lobby di interesse e, soprattutto, delle “debolezze e inadeguatezze” stesse dei nuovi/vecchi politici e dell’uso e abuso del potere che è nelle loro mani.
Parafrasando Karl Kraus non si può non concordare con lui quando, in riferimento ai molti strafalcioni psicologici e cognitivi di tanto celebrata “intellighenzia” (non solo politica), questi sbottava dicendo che ci sono “sciocchi” di livello superiore e “sciocchi” di livello inferiore! Geniale anticipatore dei nostri tempi Karl Kraus, sintetico, efficace e, soprattutto, ecumenico in questa sua generosa quanto inossidabile classificazione! Come si può infatti negare la miopia di molti di questi celebrati VIP della politica e – più in generale – dell’ “intellighenzia” istituzionale (e non) davanti ai loro significativi deficit cognitivi evidenziatisi in modo palese nei loro esercizi di lettura, analisi e interpretazione della nostra realtà? Persino quelli che la nostra società reputa dei “maîtres à penser” sono soliti prendere cantonate anche colossali, oltre che imbarazzanti. I media ovviamente in questi casi non perdendo (giustamente) l’occasione di mettere in ridicolo i politici o gli intellettuali “di regime”, e VIP di turno, rei di averla sparata grossa e/o di “averla fatta fuori dal vaso”! E questo alla lunga crea ancor più un clima di grande sfiducia nei confronti di tutti coloro che per lavoro o per opportunismo tentano di dare indicazioni e linee guida nella lettura e nell’analisi della nostra realtà politica, sociale, economica: dai politici sino agli amministratori pubblici, dagli analisti economici ai politologi e che in quanto tali vengono vieppiù, tutti, appassionatamente delegittimati.
Non ci dobbiamo pertanto meravigliare se, periodicamente, nella nostra democrazia parlamentare nostrana, si ritorna a parlare di fiducia. Mai come ora mi verrebbe da dire. Al di là della fiducia in se stessi, spesso pretenziosa, e che in generale non fa mai difetto (ma di questo parleremo un’altra volta). Qui, piuttosto, ci dobbiamo allora chiedere che ne è stata della fiducia nei confronti della politica e delle Istituzioni. Un stato d’animo condiviso, questo della fiducia nella politica e delle Istituzioni, che dovrebbe essere caratterizzato da un vissuto di sicurezza, condivisione e soddisfazione rispetto al modo in cui si è, assieme, tutti collettivamente trattati. Vissuto ora trasformato in sfida, che è l’assenza di questo sentimento, e in sfiducia, che è il suo contrario … e che esprimono, appunto, voglia di cambiamento!
Proprio così; voglia di cambiamento … a partire dalla sfiducia, checché se ne dica e a dispetto delle rassicurazioni politico-istituzionali! Perché non possiamo più permetterci di misconoscerlo oltre questo delicato meccanismo che regola la funzione e i rapporti fra il potere legislativo, il potere esecutivo e quello giudiziario e che mette al centro la questione delle rispettive responsabilità, ma che a sua volta coinvolge un livello ancora più alto e cioè quello della fiducia degli elettori nei confronti degli eletti … e dello Stato.
Perché, paradossalmente e tragicamente, un Governo può certamente ottenere la fiducia del Parlamento ma, al contempo, tradire quella del popolo! E allora dobbiamo porci la domanda se la politica e la pubblica amministrazione, nelle loro derive contemporanee troppo spesso autoreferenziali e autocompiaciute, non abbiano riposto troppa attenzione e cura (interessata) a loro stessi, dimenticandosi – in questo mirabolante esercizio – del Paese reale e della sua gente, tout simplement!
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Orlando Del Don
Medico, Psicoanalista, Politico
Classe 1956, Medico, psicoterapeuta, docente, scrittore, editore. Questo blog è il mio mezzo per parlare online di società, sanita, cultura, informazione, territorio e altro ancora.
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