Politica giovanile miope o, peggio, allo sbando? Il Ticino deve reagire!
Nel corso di un recente dibattito politico a Monte Carasso sul tema della politica giovanile in Ticino si è evidenziata tutta l’incapacità – soprattutto da parte del PPD, ma non solo – di avere una visione chiara e fattivamente utile sulla questione. E questo, si noti, prima ancora di eventualmente entrare nel vivo della questione per affrontare le possibili soluzioni.
Al di là di ogni strumentalizzazione (da parte di molti) la politica giovanile deve poter riconoscere alcune priorità, senza le quali questa non ha alcun senso. In particolare il fatto che questa si deve necessariamente concentrare sulla famiglia, sulla scuola e sulla speranza e la fiducia nel futuro che deve essere data loro dalla nostra società e dalla politica. Per quanto riguarda quest’ultimo punto, in particolare, sul fatto che la nostra società e la nostra politica possano offrire ai nostri giovani i sogni e le speranze per un futuro alla loro portata e in grado di diventare un destino stimolante e desiderabile.
Infatti il futuro dei nostri giovani si gioca quasi tutto negli anni in cui questi sono ancora sotto la tutela e la cura della loro famiglia accudente. Famiglie che, pertanto, devono essere aiutate, sostenute, protette, riconosciute in questo loro ruolo sociale primario.
Inoltre appare altrettanto importante il ruolo della scuola dell’obbligo ma, soprattutto quella primaria. Questa infatti deve essere in grado di offrire ai nostri giovani il desiderio di imparare, amare e condividere la conoscenza. Un vissuto e un approccio, questo, che una volta acquisito diverrà il motore di tutta la loro carriera scolastica, professionale, relazionale e sociale.
Infine, la società non deve poi limitare l’orizzonte esistenziale di nostri ragazzi una volta terminata la formazione scolastica e professionale, frustrando, limitando, costringendo e/o impoverendo le loro possibilità ad essere e facendo di loro spesso dei frustrati, dei disillusi arrabbiati, dei rivendicativi dissociali, degli emarginati insicuri e impotenti o, ancora, dei veri e propri casi clinici e sociali.
Questa la politica giovanile che conta! Tutto il resto è solo contorno, sono palliativi, spesso tentativi anche validi (ma spesso tardivi) di porre rimedio o un contenimento alle derive che trovano origine in quanto non si è fatto prima! Negli anni in cui questa esigenza psico-educativa, socio-relazionale e di formazione del carattere e della personalità sono ancora in divenire.
Questo ho riferito nel corso della serata in oggetto a Monte Carasso. Non credo di aver detto con ciò qualcosa di così difficile da capire e da accogliere. Eppure non è stato così. Nel corso della serata è emersa (da parte di alcuni esponenti politici, in particolare del PPD) una reazione stizzita di ottusa contestazione strumentale e una ipossica velleità di confutazione a priori che mi ha lasciato perplesso per la pochezza argomentata e di conoscenza della materia. Insomma una miopia e uno strabismo politico inquietante con i quali – a peggiorare la situazione – questo esponente politico popolardemocratico ha altresì temerariamente tentato di proporre soluzioni alternative tanto opportunistiche quanto autogiustificanti! In particolare questi ha focalizzato la politica giovanile unicamente a livello di giovani adulti arroccandosi ancora una volta su obsolete e paternalistiche pseudo-soluzioni che ruotano ancora una volta sui cosiddetti famigerati “Centri giovanili”, veri e propri ghetti, per non dire altro. Dimenticando così, anche per questa fase della vita dei nostri giovani, che la partecipazione sociale è qui essenziale. Infatti bisogna fare sempre in modo che essi vedano la loro società di appartenenza come qualcosa alla quale possono appartenere, partecipare e contribuire – senza divisioni e steccati – se si vuole che poi provino attaccamento e maturità nel passaggio importante della loro crescita come individui e soggetti responsabili.
Ma, detto ciò, la mia posizione e il mio dettato è stato però attaccato con modalità odiose, surrettizie e meschine, facendo altresì insinuazioni offensive nei confronti alla mia appartenenza politica, alla mia persona e alla mia professionalità come medico e psicoanalista! Segno questo di una povertà estremamente inquietante in quanto a livello mentale, formazione culturale e preparazione politica di questo esponente politico il quale ho dovuto, alla fin fine, riprendere in modo duro e deciso.
Non voglio ora tediare nessuno su questo punto. Voglio però semplicemente ricordare il fatto che (parafrasando Halifax) quando un uomo è affogato nel partito e nell’ideologia, immerso in esso oltre la sua altezza, egli rischia di essere in cattivi rapporti con il buon senso, con l’etica, se non con entrambe. In questi casi possiamo allora concludere, senza tema di essere smentiti, che ci sono saltimbanchi della piazza del villaggio (al quale va tutto la mia stima) e – purtroppo – saltimbanchi della politica che si muovono e imperversano alle nostre latitudini e che aspirano anche a entrare in parlamento con questo tipo di idee, pensieri, progetti o, meglio, con questa mancanza di idee, di pensieri e di progetti sbandati! Non vi sarebbe peggior sciagura per la nostra politica giovanile e per i nostri giovani! È TEMPO E ORA DI REAGIRE e di voltare pagina. Il nostro futuro sono i nostri giovani e questi meritano di meglio se non IL Meglio. Ad aprile ricordatevelo. Grazie per l’attenzione.
Orlando Del Don, medico e psicoanalista. Candidato al Consiglio di Stato e al Gran Consiglio. La Destra (UDC, AL, UDF) lista n. 10
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Orlando Del Don
Medico, Psicoanalista, Politico
Classe 1956, Medico, psicoterapeuta, docente, scrittore, editore. Questo blog è il mio mezzo per parlare online di società, sanita, cultura, informazione, territorio e altro ancora.
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