Il furore giacobino di Matteo Quadranti
Il furore giacobino di Matteo Quadranti, che sul Corriere del Ticino di giovedì 5 marzo si scaglia contro la proposta di referendum finanziarIo obbligatorio, più che provocare sconcerto, suscita invero ilarità.
L’accanimento nel criticare gli avversari sarà anche un ingrediente scontato durante una campagna elettorale, ma certe affermazioni lasciano comunque un po’ basiti. Non per la pochezza delle critiche, ma per le banalità e la tipica disinformatja di regime.
Quadranti sarebbe un esponente del Partito liberale radicale – gruppo che, in Gran Consiglio, ha bocciato allegramente il referendum dando la manina ai socialisti – ma certe chicche, sino ad ora, le avevamo sentite uscire solo dalle bocche di esponenti del Movimento per il socialismo o del Partito comunista.
Nel suo scritto Quadranti spara ad alzo zero contro chi difende le misure di rigore finanziario – una vera e propria priorità in questo momento critico per il Cantone – e dipinge i fautori del referendum come un concentrato di demagoghi nazional populisti che, ovviamente, a suo insindacabile parere, non capiscono niente. Essendo egli convinto che il referendum finanziario obbligatorio sia qualcosa di strano, di inutile e frutto di una mentalità distorta, e sentendosi egli in dovere di stigmatizzare coloro che democraticamente chiedono maggiori controlli sui costi e le spese dello Stato – spesso disinvolte, per non dire allegre! Uno Stato che si è oramai indebitato fino al collo e che continua a farlo con imperturbabile disinvoltura, contanto sul fatto che comunque si potranno sempre aumentare le entrate con nuove tasse, imposte e balzelli!
Inoltre, sornione, egli si permette anche di fare il furbo quando glissa sul fatto che questo strumento è già di fatto una realtà in quindici Cantoni su ventisei, seppellendo peraltro (sotto una palata di dati e cifre) concetti che, un tempo, il PLR avrebbe invece abbracciato e fatto propri senza neanche pensarci due volte.
Ovvio che il deputato radicale e il suo partito in crisi d’astinenza preelettorale siano allora necessariamente e ineluttabilmente considerati (a fianco della già consolidata nomea di partito delle tasse) come coloro che vogliono mettere a tacere il popolo in tema di costi e spese dello Stato. Quando al popolo si nega di fatto il diritto di esprimere la propria opinione su questioni di peso come quelle delle finanze e dei costi della pubblica amministrazione, mi chiedo allora come si possa qualificare questa forma di sfiducia, di chiusura e “paternalismo” nei confronti di cittadini responsabili e pensanti nonché di contribuenti sempre più tartassati e vessati!
Del resto, le critiche più pungenti all’atteggiamento del PLR sono arrivare da un tenore della politica del calibro di Tullio Righinetti, già presidente del parlamento cantonale e politico di lunga data, che nel PLR ha profuso tutta una vita di impegno e di passioni ai massimi livelli.
Qualcosa tutto ciò vorrà pur dire. Come si evince, il confronto tra chi ha una visione statalista, versus chi ritiene debbano essere invece i cittadini ad avere in mano le sorti del proprio destino, è lungi dall’essere un ricordo del passato. Anzi, è proprio vero il contrario!
In conclusione, quindi, e ora che mancano poche settimane alle elezioni, tutti tengano allora presente che il controllo delle spese e dei costi dello Stato non è un lusso o qualcosa di cui si può (più) fare a meno. Nella prossima legislatura spetterà (forse) allora ai vari Quadranti dimostrare la temeraria tesi che è possibile raggiungere questo obiettivo imprescindibile in assenza degli strumenti che invece La Destra ritiene necessari, anzi indispensabili, al buon governo e al risanamento dei conti dello Stato. In caso contrario, i radical socialisti si ricordino allora che fare un passo indietro quando si ha torto non significa dimostrare debolezza ma, al contrario, onestà intellettuale.
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Orlando Del Don
Medico, Psicoanalista, Politico
Classe 1956, Medico, psicoterapeuta, docente, scrittore, editore. Questo blog è il mio mezzo per parlare online di società, sanita, cultura, informazione, territorio e altro ancora.
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