Fallimenti societari pilotati in Ticino: un fenomeno inquietante
Articolo pubblicato il 23 marzo dal settimanale IL CAFFE
Società fittizie e chiusure pilotate nascondono affari sporchi
Giochi di prestigio
dietro ai fallimenti
MAURO SPIGNESI
Aprono, chiudono, falliscono o finiscono in bancarotta. E si lasciano dietro una scia di debiti, imposte e oneri sociali non pagati. Oltre che denunce, tante denunce. Solo nel 2013 sono state aperte 145 inchieste penali. Dietro la vasta ragnatela che alimenta il sottobosco delle società “fittizie”, un fenomeno in crescita come conferma la procuratrice Fiorenza Bergomi (vedi intervista) ci sono giochi di prestigio che nascondono abilmente frodi e truffe. Qualche volta, come nel caso di un legale finito nei guai mesi fa, sorpreso a maneggiare decine di società come scatole cinesi, il trucco viene a galla. Altre volte i debiti vengono disseminati dappertutto prima di chiudere e poi riaprire con un altro nome.
In Ticino solo nel 2014 ci sono stati 356 casi di bancarotta, mentre le autorità cantonali hanno cancellato dai registri 314 società “dormienti”. Di questi casi, naturalmente, non tutti sono finiti nella rete della magistratura, ma c’è il forte sospetto che molti fallimenti vengano pilotati ad arte, e tante società create non certo per fare business. “Noi riusciamo a scoprire, indicativamente, appena il 10 per cento degli illeciti finanziari commessi in Ticino”, spiega il commissario capo Fabio Tasso, responsabile della Sezione dei reati economici della Polizia cantonale. “Noi – aggiunge Tasso – lavoriamo in un mondo quasi invisibile, spesso difficile da decifrare. Non è come accade con i furti che vengono denunciati e con i numeri si ha una dimensione esatta della realtà”. Perché quello delle società fittizie è un mondo sommerso, fatto di crimini sempre più complessi, raffinati. Che vengono a galla in seguito a una denuncia, o quando ci si imbatte durante una inchiesta innescata magari da altri tipi di reati. Un fenomeno allarmante sollevato anche a livello politico a Bellinzona con un’ interrogazione al Consiglio di Stato della leghista Amanda Rückert e a Berna dal consigliere nazionale Fabio Regazzi (Ppd).
Le società fittizie, anonime (Sa) o a garanzia limitata (Sagl) vengono costituite, hanno notato polizia e magistratura, per scopi diversi. O per spostare soldi velocemente e nasconderli, come accade con le triangolazioni delle “cartiere”, scatole vuote che fatturano e basta, oppure per aggirare le imposte.
“Ultimamente – riprende Tasso – abbiamo notato che molti stranieri, prevalentemente italiani, per sfuggire al fisco o ai debiti, aprono oppure ritirano una società qui da noi. In questo modo si costruiscono la possibilità di ottenere un permesso, perché si autoassumono. Poi piano piano svuotano la loro azienda nel loro Paese di provenienza, e lo fanno utilizzando il sistema delle false fatturazioni, come abbiamo avuto modo di riscontrare. Chi effettua queste operazioni, poi, tende ad investire il meno possibile, alcune volte non deposita effettivamente un capitale sociale”. Dietro quella che viene indicata spesso come dinamicità del sistema economico, la vivacità apparente rappresentata dall’apertura di nuove aziende, esiste dunque il fenomeno di queste società di comodo.
Secondo Francesco Fraioli, responsabile in Ticino di Creditreform, società leader per le informazioni finanziarie per le aziende e il recupero crediti, e che dunque maneggia dati tutti i giorni, “è la storia a dirci che sulla piazza ticinese, ma anche Svizzera in generale, ci sono sempre stati soggetti stranieri che tramite le fiduciarie con sede sul territorio elvetico provvedevano a creare società fantasma. In queste società, chiaramente, lo straniero non risultava ufficialmente in qualità di esponente ma meramente beneficiario economico. Molte di queste imprese venivano (e vengono!) create per restare “scatole vuote”, società bucalettera e casella postale”. Lo scenario è mutato con le nuove leggi sulla trasparenza, gli accordi bilaterali sullo scambio di informazioni, le direttive contro il riciclaggio. Che hanno portato a galla una realtà allarmante.
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Orlando Del Don
Medico, Psicoanalista, Politico
Classe 1956, Medico, psicoterapeuta, docente, scrittore, editore. Questo blog è il mio mezzo per parlare online di società, sanita, cultura, informazione, territorio e altro ancora.
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