La moderna “Banalità del Male”. La visone elettivamente formale e burocratica della Vita soggettiva.
Cinquant’anni orsono Hannah Arendt pubblicava LA BANALITÀ DEL MALE, frutto del suo lavoro a seguito del processo al criminale nazista Adolf Eichmann.
La tesi che emerge dalle straordinarie pagine di questo libro è per molti aspetti sconcertante poiché … “Di uomini come lui ce n’erano tanti e questi non erano né perversi né sadici, bensì erano e sono tutt’ora terribilmente normali … Questa normalità è più spaventosa di tutte le atrocità messe assieme”. Lo spunto a queste riflessioni mi è stato dato da un recentissimo articolo apparso su il SOLE 24 ore a firma di B. Forte.
Ritorniamo però su questa lezione della Arendt e, fatte salve le ovvie differenze, analizziamo con B. Forte i Mali del nostro presente.
Non possiamo allora non vedere la perdita del senso del dovere, il rimando delle nostre responsabilità agli “altri”, il venir meno del nostro impegno personale e l’impersonalità del funzionamento della pubblica amministrazione.
Tutti noi ne siamo in parte responsabili ma, a mio avviso, i cattivi maestri si possono individuare elettivamente in molti ambiti della scena pubblica. A questo proposito si tenga presente l’influenza che esercitano alcuni comportamenti immorali pubblici che arrivano ad auto giustificassi, auto assolversi e/o a negare la loro acclarata responsabilità giuridica o morale! Si perde così il senso dell’impresa collettiva, del sogno e della speranza di un futuro migliore, si spegne così anche la passione per ciò che ė possibile, da fare al servizio degli altri per la costruzione di un domani migliore per tutti. Non sorprende in questo clima avvelenato che i giovani (ma non solo loro) provino disgusto per l’impegno sociale e politico ė preferiscano rintanassi nel privato della propria ricerca di vantaggi e sicurezze per il futuro. A questa mentalità che riduce il male a banalità si può reagire in un solo modo, ritrovando il senso e il significato primo della vita, del suo spessore morale, della sua specificità soggettiva e della dignità unica e irripetibile che la caratterizza. L’indignazione può allora essere il primo passo nella giusta direzione. Quello subito successivo, invece, fa riferimento al fatto che non possiamo accettare la banalità perversa della burocratizzazione della vita, degli affetti, delle relazioni sociali e dei rapporti interpersonali … come purtroppo questa nostra società sta sviluppando in modo esponenziale e acritico! Questo e’ il Male che sta avvelenando la nostra vita e la nostra società, con la compiacenza della nostra passività e la benedizione delle massime autorità politiche e istituzionali! La vita non e’ mai stata così estranea alla nostra società come in questo spicchio di secolo che ha aperto il terzo Millenio!
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Orlando Del Don
Medico, Psicoanalista, Politico
Classe 1956, Medico, psicoterapeuta, docente, scrittore, editore. Questo blog è il mio mezzo per parlare online di società, sanita, cultura, informazione, territorio e altro ancora.
Mi sono piaciute le sue osservazioni Dottore!! Come sempre.
Mi permetto di fare il mio modesto commento da semplice lettore:
da diversi anni, non solo in questo nuovo secolo, c'è una sempre più dilagante incapacità di condividere. Dal lavoro, alla politica, passando dallo sport, la cultura, il divertimento e tutte quelle nostre azioni ed interessi quotidiani, le persone non sanno più condividere con i propri simili opinioni, fatiche, piaceri, sensazioni e quant'altro scaturisce dalla nostra vita quotidiana, preferendo il proprio protagonismo, la propria smania di salire o pensare di essere su di un piedestallo, il libero sfogo della propria agressività più recondita o il cupo desiderio di vendetta e tutto ciò che di negativo possa essere.
Certo che per chi come me ha vissuto tempi magari più difficili, ma sotto questo aspetto sicuramente migliori, non potrà mai adattarsi.
Grazie