Il suicidio di un ragazzo 14enne
Mi ha molto impressionato quanto scritto in questi giorno intorno al suicidio di questo giovane quattordicenne (Andrea) che i media hanno attribuito all’omofobia e al bullismo. Ritengo importante fare delle precisazioni e dei distinguo. A quell’età tutto è in divenire, non vi è nulla di definitivo. Tutto soggiace ai cambiamenti che portano il bambino verso l’età adulta, con tutto quanto questo comporta in termini di difficoltà, disagio esistenziale, problemi riguardo le scelte e le opzioni di vita, il proprio aspetto fisico, i propri ideali, le proprio pulsioni e identificazioni sessuali. Questo fa parte delle esperienze e dei vissuti di ogni giovane che evolva verso la realizzazione della sua adultità e della sua personalità. Ritengo pertanto una forzatura quanto riportato relativamente al fatto che Andrea, a 14 anni, possa essere o essersi definito omosessuale. Bisogna fare attenzione con queste etichette e definizioni. In questi casi è necessario cercare di far capire ai giovani che a quell’età nulla è per sempre, tutto è ancora in divenire … e che pertanto vi possono essere delle fasi evolutive in cui essi possono sperimentare e vivere uno stato di confusione e smarrimento rispetto alla loro sessualità e alla loro identità. Spesso però l’ambiente che circonda questi giovani sensibili e fragili non è sufficientemente ricettivo ai loro stati d’animo, ai loro turbamenti e alle loro paure. Paure che spesso si traducono in una etichetta, una categoria, una definizione che viene loro incollata addosso con una leggerezza a superficialità inquietanti. Da qui in poi le difficoltà si ingigantiscono per diventare in breve tempo ostacoli insormontabili, paure inconfessabili e inquietudini intollerabili! Attenzione quindi alla parole che si usano, e a come si usano: Le parole, infatti, sono pietre! Non posso pertanto che deplorare certi servizi televisivi o mediatici che – ingigantendo il tutto – riprendono e liquidano con poche parole di comodo un fenomeno che – se non capito fino in fondo – non fa altro che allargare ancor di più il disagio, l’incomprensione, l’esclusione e l’emarginazione di molti giovani che stanno affrontando questo difficile passaggio della loro vita, che merita maggior considerazione, rispetto, attenzione da parte della società. Soprattutto però, è bene ricordarlo ancora, il futuro di questi giovani deve rimanere aperto, ricettivo ancora a tutte le le opzioni della loro vita e non, al contrario, indirizzarli verso un futuro a senso unico, chiuso, condizionato e mettendoli nella condizione di dover assumere a 14 anni (consciamente o inconsciamente) ruoli e definizioni che non corrispondono alla loro realtà soggettiva … ipotecando così per sempre e pesantemente il loro futuro, il loro libero arbitrio e le loro potenzialità esistenziali.
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Orlando Del Don
Medico, Psicoanalista, Politico
Classe 1956, Medico, psicoterapeuta, docente, scrittore, editore. Questo blog è il mio mezzo per parlare online di società, sanita, cultura, informazione, territorio e altro ancora.
E siamo sempre qua : parlate genitori con i vostri figli… trovatelo questo benedetto Tempo !!!!
Hai perfettamente ragione Orl
L'età della **terra di mezzo** ….. anch'io ho difficoltà con mio figlio ancora ora che di anni ne ha quasi 22 !!!
Ma anche quando ero adolescente io non era facile, e questo 40/50 anni fa !
Dottore cosa pensa del PP Amos Pagnamenta ???
Cordiali saluti
Christine Zappa-Bauch