Le crisi economiche, finanziarie, politiche e sociali che si susseguono senza tregua non sono per nulla casuali o inevitabili. Basterebbe avere un minimo di autocritica e di autonomia di giudizio e di pensiero per capirlo e scongiurare quello che sempre più rischia di diventare una iattura, e cioè una venerazione quasi settaria per certi esponenti e “prime donne” dell’economia e delle scienze sociali che in questi ultimi lustri hanno preso il sopravvento su tutto e tutti.
Gli scettici e i critici più interessanti non si accontentano giustamente di ridimensionare il fondamentalismo in tutte le sue declinazioni e la ciarlataneria New Age (questo è fin troppo facile), ma sottopongono coraggiosamente ad esame critico anche queste derive della nostra cultura. Infatti abbiamo probabilmente sostituito l’antica fede irrazionale nel potere egli indovini con una fede altrettanto irrazionale nel potere degli economisti e degli scienziati sociali di poter spiegare il mondo e predire il futuro!
Un’eccessiva fiducia nelle scienze sociali non fa che causare danni, non diversamente dal fanatismo religioso.
Il Credit Crunch non è stato certamente causato dal fanatismo o dalla destra religiosa, ma dalla fede delle banche e degli Stati nei modelli economici di quantificazione del rischio, dalla fede degli investitori in Alan Greenspan e dalla fede di Greenspan nella razionalità del mercato.
Ma impareremo mai dall’esperienza e dalla storia?
Saremo capaci di prendere finalmente le distanze da tutte le forme di ottuso fanatismo e dai ciarlatani moderni dissimulati da sapienti e da intellettuali del sapere?

Altri articoli del blog