SUPSI “Senza titolo di studio ma meritevole della nomina”!!!
Riporto integralmente di seguito quanto pubblicato oggi (20 feb.) sul Corriere del Ticino a proposito di una mia interrogazione parlamentare e della risposta imbarazzata e imbarazzante del Consiglio di Stato.
“Meritevole d’essere professore a direttore, seppur senza laurea”. In sintesi è questa la risposta fornita dal Consiglio di Stato ad un’interrogazione di Orlando Del Don (UDC) che chiedeva lumi sulla nomina, da parte del Consiglio della SUPSI, del nuovo Professore e poi Direttore dell’Istituto di Sistemi e Tecnologie per la Produzione Sostenibile (ISTePS) avvenuta nel marzo del 2011 senza che il diretto interessato fosse in possesso di un titolo di studio adeguato. Non detenendo la responsabilità e la competenza su questa decisione, il Governo si è espresso attraverso la presa di posizione della Direzione dell’Istituto accademico ticinese che ha voluto difendere la propria scelta. Nel quadro delle procedure di nomina viene quindi precisato che “la regola è quella di possedere un titolo di studio accademico, ma vi sono molti altri aspetti che vengono presi in considerazione per un’adeguata ponderazione del profilo dei docenti-ricercatori, rispettivamente dei professori e direttori di Istituto”. E in tal senso si evidenzia come la scelta sia ricaduta su una persona “che ha dimostrato, con la sua carriera in ambito industriale e accademico, di avere i requisiti per ottenere il titolo di professore SUP, nonostante non sia in possesso di un titolo di studio accademico”. In seconda battuta viene poi sottolineato come “le sue capacità di condurre i progetti e le persone sono stati fattori determinanti anche per la successiva nomina a direttore dell’ISTePS”. Il Consiglio della SUPSI, dunque, ritiene che “l’eccezione considerata nell’ambito della valutazione del criterio legato al titolo di studio” per la nomina del professore e poi direttore dell’ISTePS “sia ampiamente giustificata dal valore dell’interessato”.
Si qui il trafiletto riportato oggi dal Corriere del Ticino che bene riassume la portata del contendere e del problema sollevato con la mia interrogazione parlamentare. Come è facile intuire, l’imbarazzo del Consiglio di Stato e della direzione SUPSI cono palpabili e non necessitano di troppi commenti!
Voglio qui solo evidenziare quanto segue:
1. Il problema non risiede nel fatto che la persona incardinata dalla SUPSI, un professionista proveniente dalla vicina penisola, sia o meno una brava persona e un bravo professionista nel suo ambito professionale e lavorativo. Il problema, che non si è voluto affrontare nella risposta alla mia interrogazione, è infatti un altro (vedi punto 2)
2. La questione alla quale non si è voluto (o potuto) dare risposta è relativa al fatto che non ha alcun senso che una scuola professionale universitaria come la SUPSI, che sforna professionisti laureati ticinesi, svizzeri e stranieri a getto continuo e che esige un rigoroso curriculum studiorum alfine di poter accedere all’agognata laurea, la SUPSI – come dicevo – di fatto squalifichi poi al momento dell’assunzione di un Professore e Direttore di Istituto il concetto stesso della formazione accademica qualificata, confermata e accertata che lei stessa propone e, giustamente, difende ad ogni piè sospinto!
3. In pratica con queste scelte della SUPSI si convalida quindi il fatto che non è poi così importante – per la SUPSI – aver avuto un Curriculum Studiorum di profilo acclarato e riconosciuto sul piano universitario per poter accedere ai livelli superiori della gerarchia accademica.
4. Ciò costituisce un gravissimo pregiudizio e una chiara autosvalutazione di quanto la stessa SUPSI propone come corsi di laurea e specializzazioni a tutti quei giovani già immatricolati o che si immatricoleranno in futuro a Lugano!
5. Allo stesso tempo costituisce un gravissimo pregiudizio anche nei confronti di tutti quei potenziali e qualificatissimi giovani (e meno giovani) professionisti, ricercatori, dottorandi e professori che si sono laureati e hanno conseguito tutti i titoli di studio e l’esperienza necessaria per ambire al ruolo di professore e/o di direttore di Istituto presso la SUPSI. Ticinesi, e confederati soprattutto!
Ci sarebbero altre considerazioni da fare al proposito ma penso che quanto riportato sin qui possa bastare!
Concludo dicendo che questa tendenza e questo malandazzo alla SUPSI, spalleggiato dal DECS e dal Consiglio di Stato, rappresenta non solo una gravissima violazione dei diritti fondamentali dei laureati stessi e dei candidati che si sono visti negare l’incarico pur avendo – questi sì – tutte le carte in regola per poter ambire alla carica, ma anche un pericolosissimo e infausto segnale che ci deve mettere in guardia su come viene gestita la nostra Alta Scuola che, in questo modo, si allinea dalla parte del qualunquismo, del fai-da-te, dell’arbitrio più crasso … e che in questo vicolo cieco non può che aspettarsi insuccessi e defezioni.
Questo stato di cose non può essere accettato passivamente e, pertanto, il sottoscritto – appoggiato dai miei colleghi di partito e granconsilgieri – ci batteremo affinché ciò non solo non abbia più a ripetersi ma, ancora, che finalmente si voglia e si possa mettere in valore e qualificare sopra ogni partigianeria e accomodamento opportunistico la nostra Alta Scuola: prima che sia troppo tardi..
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Orlando Del Don
Medico, Psicoanalista, Politico
Classe 1956, Medico, psicoterapeuta, docente, scrittore, editore. Questo blog è il mio mezzo per parlare online di società, sanita, cultura, informazione, territorio e altro ancora.
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