Risposta a “Il Caffé” che mi onora delle sue pagine!

Premesso che nel siparietto de IL CAFFÈ le cose più divertenti non coincidono affatto con le cose serie, premesso ciò ritengo che – parafrasando Churchill – non sia possibile trattare delle cose più serie del mondo se non si apprezzano le più divertenti!
In questo devo quindi ringraziare il giornalino in questione, fonte di inesauste ispirazioni di ilarità.
Ecco allora che l’articolo apparso sul giornaletto N. 10 di domenica 16 marzo, che mi onora della sua piccata attenzione, mi ha subito ricondotto – per associazioni di idee – ad una frase sibillina del grande intellettuale Karl Kraus che, a proposito di certi modi di fare giornalismo ci ricorda che “Non basta saper non pensare: bisogna anche saper esprimere l’assenza di pensiero”!
Ma andiamo con ordine ed entriamo nel vivo della pensata “dottamente” pubblicata sulle pagine del giornaletto in questione.
Evidentemente rimando l’avido lettore all’articolo stesso pubblicato a pagine nove del giornaletto e che non riporterò ancora una volta qui di seguito, preferendo invitare il primo a voler recuperare l’oggetto del suo interesse nelle migliori “cassette” o nei bar del Paese che ancora sono riusciti a conservarne almeno una delle sue preziose copie.
Interessante – per inciso – osservare come questo numero n. 10 del giornaletto sia particolarmente ricco di interessanti spunti psicoanalitici, ontologici, “etologici” (sic!), politici e antropologici. Lo si consiglia pertanto anche alle scolaresche del Paese e agli studenti universitari più promettenti e che saranno domani alla guida di quest’ultimo.
Interessante, poi, non solo perché il giornaletto mi dedica la sua attenzione – sia detto senza retorica! – attenzione che vorrebbe peraltro essere originale, pungente, provocatoria e “di peso”, insomma … intellettualmente superiore e ficcante, ma anche per le altre sezioni e articoli che invito caldamente a voler leggere per eventualmente (non si sa mai) tentare di elevarsi culturalmente e moralmente! In questo il giornaletto in questione è molto generoso di esempi e proposte.
In sostanza, e per quanto riguarda la parte che mi riguarda, comincerò con il dire che dopo una prima comprensibile sorpresa per l’interesse morboso e goffo – ma anche divertente – con il quale il giornaletto in questione ha tentato di scandagliare le mie “tare” psicologiche e politiche, beh, dopo questo shoc sono stato preso da uno spasmo di ilarità che non ricordavo più dai tempi della mia infanzia, quando venni per la prima volta affascinato e rapito dalla comicità di Totò, di Stanlio e Ollio e dalla mai dimenticata sigla del nostro “Scacciapensieri”!
Dopo aver ritrovato il controllo di me stesso dagli spasmi neurovegetativi che mi avevano colto tanto intempestivamente quanto positivamente (va detto!) ho potuto mettermi a scrivere queste righe.
In primis devo (purtroppo) mettere in evidenza, sempre a proposito del giornaletto dei Puffi, che ancora una volta questo ha avuto la straordinaria pensata di attaccare persone – come il sottoscritto – che a loro dire non solo sono “nere, brutte e cattive” perché di “destra” ma, addirittura, “predicano bene ma razzolano male”. Il giornaletto dei Puffi, edito da svizzeri tedeschi e scritto da frontalieri, qui ha decisamente fatto il passo più lungo della gamba in un momento di enfasi narcisistica e autoreferenziale. Ritornerò sulla questione più sotto nel testo. Ma andiamo avanti.
Il direttore del Giornaletto dei Puffi, che tutti naturalmente conoscono (!), solo qualche settimana orsono mi chiedeva ancora (eh si!) – attraverso i canali offerti dai nuovi media – del perché io fossi diventato così sarcastico e duro nei loro confronti (avendoli io allora, in tempi non sospetti, definiti pennivendoli) … loro, sempre così bravi, così rigorosi, rispettosi e onesti, sempre così impegnati a elevare il livello culturale, scientifico e democratico del Paese!
A questo proposito mi sono venuti a mente tutte le persone che il giornaletto dei Puffi ha sbeffeggiato, attaccato, sputtanato ingiustamente e bovinamente, come pure le loro pseudo “inchieste” giornalistiche con tanto di supporto vignettistico e schemini esemplificativi (es. i drammi famigliari e le cronache di “nera”, ma anche i cosiddetti serial killer & compagni di merende), i loro taglia e incolla e le loro rubriche specialistiche come quelle sulla sessualità e via discorrendo … tutte vere e proprie perle di oggettività, moralità, etica, saggezza e sapienza!
Ho poi visto con quale dovizia di particolare il giornaletto dei Puffi è andato a grufolare non solo sul mio blog ma anche nei miei scambi di opinione con i miei amici e corrispondenti di Facebook (Riportati tali e quali sul loro giornaletto).
Dovevano essere ben a corto di idee e argomenti per giungere a fare del sottoscritto un emblema ed esempio negativo da portare al pubblico ludibrio! Con tutto quanto sta succedendo intorno a noi, e non solo in Ticino!
Il fatto che il giornaletto in questione mi abbia “onorato” della sua attenzione ha rischiato di mandarmi in visibilio … con il rischio che magari ora potrei anche montarmi la testa (Uella!).
Rimane inevasa – come i più attenti di voi avranno intuito – la questione di fondo, e cioè la questione a sapere dove io avrei sbagliato o – formulo meglio il mio assunto – in cosa consiste il reato di “Lesa Maestà” nei confronti del giornaletto dei Puffi in cui io sarei incorso per meritarmi tutte queste loro sollecite e materne attenzioni.
A questo arduo quesito non ho risposte univoche ma solo ipotesi: le più accreditate le trovate elencate sotto:
1. Ho avuto il torto di aver ragione?
2. Ho avuto ragione ad avere torto?
3. Avrei dovuto inchinarmi subito all’insindacabile sentenza e giudizio del giornaletto dei Puffi?
4. Non avrei dovuto replicare e rimandare al mittente le loro “brillanti” e “preziose” quanto “sprecate (con il sottoscritto)” ipotesi e speculazioni “intellettuali”?
5. Avrei dovuto mettere in piazza la mia vita, il mio inconscio, la mia esistenza affinché loro (del giornaletto dei Puffi) potessero poi giustamente capire e mettersi il cuore in pace rispetto alla mia “cattiva strada” e alla mia “anima dannata e nera”?
6. Avrei dovuto essere più cattivo o più buono per dar loro conferma delle mie tare e dei miei deliri? In sostanza avrei dovuto finalmente dire e confessare che “Si, lo ammetto, sono pazzo, psicolabile, anzi sono uno psicopatico”?
A questo profondissimi interrogativi non ho però una risposta univoca, purtroppo.
Posso solo dire – e in questo sarò necessariamente lacunoso, inadeguato, colpevole, inopportuno e intempestivo – che ho sempre dato il massimo (oltre alla mia famiglia e alla società che mi accoglie) anche alla scienza, alla mia professione, ai miei pazienti e ai miei collaboratori. Collaboratori, quest’ultimi, che in questo frangente – che mi vede al centro dell’interesse del Giornaletto dei Puffi – si erano prestati a venire a capo di una situazione di emergenza sul lavoro (Panne informatica e, pure, pannelli divisori) che richiedeva soluzioni rapide e sicure e dove non vi erano altre soluzioni a portata di mano, visto anche il particolare periodo dell’anno (festività) e la latitanza giusfiticatissima degli artigiani locali.
Questo è quanto!
Aggiungo peraltro che questo modesto intervento presso il mio Centro clinico di Bellinzona – contestato dagli ineffabili censori del Giornaletto dei Puffi! – è avvenuto NON su un cantiere ma in un appartamento privato, il mio, e che chi è intervenuto in un momento in cui io ero assente lo ha fatto violando una proprietà privata, la mia! Tanto per essere chiari.
Ora, detto ciò, il Giornaletto dei Puffi, campione di anacolutismo e perbenismo d’accatto nonché di moralità a geometria variale da “teatrino delle pulci”, si potrà ritenere soddisfatto da fatto che mi ha senz’altro colto in un momento di buonismo ad oltranza e che al contempo – sarà l’età! – ho colto soprattutto il lato comico, ilare e clownesco del loro modo di esercitare la nobile arte del “fancazzismo” e dell’ “affaccendamento afinalistico” o, meglio ancora, del loro essere gli esponenti di punta di uno sgangherato ma coloratissimo caravanserraglio di nani, ballerine e “diversamente inutili”.
Un ultimo appunto, e al contempo, uno spunto di riflessione per possibili ulteriori studi e approfondimenti sull’argomento della Stoltezza o Stupidità che dir si voglia, ci è dato dalla sempre valida penna di un brillante autore come C. Cipolla che qui riprendo nella parafrasi seguente: Lo stupido è una persona che vorrebbe causare un danno a un’altra persona o gruppo di persone e si attiva in tal senso, senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé o, addirittura, subendo un danno o una perdita!

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Orlando Del Don

Medico, Psicoanalista, Politico

Classe 1956, Medico, psicoterapeuta, docente, scrittore, editore. Questo blog è il mio mezzo per parlare online di società, sanita, cultura, informazione, territorio e altro ancora.

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