Questa Unione Europea che disunisce e distrugge, non ci fa più ridere … ci fa paura!
L’Unione Europea – mi chiedo – potrà ancora inventarsi qualcosa di peggio di quanto non ci ha già propinato in questi anni? Vi sarà mai un limite al ridicolo, al peggio, al disumano e al male perverso nelle menti di questi Euroburocrati e Europolitici? Ma che uomini sono questi individui che sono stati e sono tutt’ora i fautori e gli artefici di quello che non posso fare a meno di definire un vero e proprio mostro politico-istituzionale; che hanno creato quello che possiamo chiamare un vero e proprio incubo senza fine all’interno del quale i cittadini degli Stati europei (eccezion fatta per la Svizzera) sono stati catapultati e si sono ritrovati a subire loro malgrado e senza possibilità di riscatto? E cosa pensare di quei nostri connazionali e politici che ancora vorrebbero aderire all’UE? Saranno consapevoli di tutto ciò? Possiamo ancora credere che questi cittadini, questi politici e questi funzionari pubblici siano lucidi, consapevoli, onesti e in buona fede, che si siano veramente resi conto del Mostro famelico nelle cui fauci essi vorrebbero far cadere il nostro Paese e i suoi cittadini?
Animato e inquieto al seguito di queste riflessioni mi sono recentemente imbattuto in alcuni scritti estremamente illuminanti di Mario Giordano che mi hanno dato lo spunto per alcuni brevi considerazioni che voglio qui di seguito liberamente riassumere.
Una volta ne avremmo riso, soltanto riso, di quest’Europa folle che si perde dietro a calcoli astrusi, che cerca di controllare anche la peluria del cavolfiore o la turgidità dei piselli. E che tratta i suoi cittadini come dei deficienti. Che ne pensano a Bruxelles? Davvero pesano che la furia normatrice possa dare più garanzie della libera scelta dei cittadini?
Una volta ne avremmo riso, dicevo. Ma dietro questa congestione di norme assurde si nasconde qualcosa di più grave di una follia burocratica: si nasconde la tragedia disumana della costruzione europea che è nata non per i cittadini, ma contro di loro, non per assicurare il benessere della popolazione, ma per opprimerla, non per garantire maggiore libertà, ma per ridurci in schiavitù.
È l’Europa che rinuncia alla propria cultura, e alle proprie tradizioni. È l’Europa che celebra le festività sikh e indù, ma vuole cancellare il Natale. È l’Europa che vieta il crocifisso, che punisce chi lo indossa, che ha fatto sparire il presepe e insidia la Pasqua. È l’Europa che non riconosce le proprie radici cristiane, che ha perso i riferimenti morali, che propone l’insegnamento della masturbazione negli asili o l’abolizione del concetto di mamma e papà (per sostituirlo con il più politicamente corretto genitore 1 e genitore 2). È l’Europa in cui si vieta la vendita di banane più corte di 14 centimetri ma si lasciano passare leggi – come quelle del Belgio – che prevedono la soppressione anche dei neonati malati, una sorta di moderna e tecnologica rupe Tarpea, mostruoso strumento di selezione naturale della specie.
È l’Europa che si è svenduta all’euro. Lo vedete che alla fine torniamo lì. L’Europa che ci ha illusi con le parole d’ordine del libero scambio e poi ha approvato regolamenti che ci asfissiano, ci ha conquistati con la speranza dello sviluppo e poi ci ha gettato nella più cupa depressione, ci ha abbagliato con i fuochi d’artificio dell’entusiasmo per nasconderci il crimine che stava compiendo.
Una volta ci avremmo riso, sulla curvatura dei cetrioli e la gibbosità dei peperoni, adesso è molto più difficile. Perché ci siamo resi conto che quella follia non era soltanto un folcloristico spreco, un bizzarro divagare, l’effetto moltiplicatore di una mostruosa burocrazia. Macché: quella follia è la lucida conseguenza di un piano di dominio, di cui noi tutti siamo vittime. E quindi, ora che purtroppo siamo diventati schiavi, non abbiamo per niente voglia di ridere. Piuttosto di piangere. Meglio ancora, di ribellarci!
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Orlando Del Don
Medico, Psicoanalista, Politico
Classe 1956, Medico, psicoterapeuta, docente, scrittore, editore. Questo blog è il mio mezzo per parlare online di società, sanita, cultura, informazione, territorio e altro ancora.
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