Ancora a proposito della commedia fanta-politica inscenata dai due clown bellinzonesi in erba “Athos Ambrosini in Minotti” (SIC!) e Paolo Camillo Minotti in Ambrosini (ri-SIC!), il cui futuro in qualità di epigoni di Dimitri è assicurato.

Il materiale per scrivere un racconto alla Oliver Sachs sulla falsariga de “L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello” c’è tutto, e anche la voglia di farlo. Manca solo il tempo, che però mi sono ripromesso di ritagliarmi nel corso dell’estate.

Ora però la cosa che urge chiarire e segnalare è un’altra, e cioè quella che mette bene in evidenza – una volta per tutte – l’idiozia, l’arroganza ma soprattutto l’ignoranza che sottende e supervisiona le poche ma confuse iniziative e idee dei due Quaquaraquà dell'(im)politica cantonale più ruspante.

Questi due infelici Ominicchi, infatti, nel corso di diverse interviste, scritti e dichiarazioni rese alla stampa hanno incautamente accusato il sottoscritto di aver avuto l’appoggio e il voto dei pazienti in sua cura! Gli stessi hanno pure aggiunto di non voler avere a che fare con uno (sempre il sottoscritto) che è incline a concedere facilmente rendite di invalidità!

Cominciamo da quest’ultima risibile e sciocca insinuazione per ricordare ai due Ominicchi in questione quello che dall’alto della loro crassa ignoranza essi non sanno (o, ancora peggio, fingono di non sapere) e cioè quanto segue:

1) La decisione di concedere una rendita AI non spetta mai (in assoluto) al medico curante ma essa è di competenza precipua dell’Ufficio dell’Ass. Invalidità, che si avvale di medici specialisti accreditati e pagati dall’UAI stesso e, soprattutto, di funzionari altamente preparati e rigorosamente autonomi nonché indipendenti anche e soprattutto nei confronti di tutti i medici, compresi i loro medici accreditati e di fiducia!

2) La domanda all’UAI di una prestazione (rendita compresa) non è mai formulata dal medico ma dall’assicurato stesso, di sua sponte e di suo pugno.

Detto ciò, passiamo ora all’altra questione, quella relativa  alla libera scelta di un paziente in cura psicologica/psichiatrica di poter esprimere pienamente e validamente le proprie idee e preferenza in ambito politico.

Premesso che, in occasione dell’ultimo Congresso UDC, nel corso del quale il team Ambosini-Minotti è stato sonoramente sconfessato e che è poi stato all’origine delle loro sterili contestazioni, nessuno di noi e tanto meno il sottoscritto ha potuto verificare la presente di miei pazienti – e non si riesce a capire come possano averli visti Ambrosini-Minotti (!!!). Premesso ciò, dicevo, e a livello più generale, da quale pulpito questi due si arrogano poi il diritto di affermare che dei pazienti seguiti ambulatoriamente in ambito psicoterapeutico e psichiatrico (e che evidentemente godono pienamente dei loro diritti civili) non possano ora esprimere le loro preferenze e il loro voto a proposito di candidati che essi ritengono validi.

Questo è un insulto nei confronti di tutti i pazienti, in particoare dei pazienti in cura psicoanalitica, psicoterapeutica e psichiatrica – ma non solo! – e rappresenta anche, unitamente ad una crassa ed odiosa ignoranza, anche una grave forma di stigmatizzazione e “razzismo” nei loro confronti (si pensi che, in uno degli ultimi studi fatti, in Ticino il numero di persone che hanno avuto e/o che stanno seguendo una cura psicologico-psichiatrica, ammonterebbe a più della metà della popolazione!), oltre che una visione oscurantista dell’Uomo e delle Neuroscienze! E questo è tanto più grave in quanto i due acrimoniosi Quaquaraquà aspirano a essere (non a diventare, si badi bene, ma ad Essere!) le uniche teste pensanti della politica ticinese, gli unici leader democentristi con “pedigree” e idee (che nessuno però conosce) e a voler dettare legge in Casa UDC, trattando tutti gli esponenti della partito e della dirigenza cantonale da poveri incapaci, sciocchi, inadempienti, nullafacenti da rottamare!

Vado a terminare esprimendo allora la mia più genuina e sincera perplessità sull’onestà intellettuale, civile, sociale e politica di due individui che non esito a ri-definire due Quaquaraquà … e ciò, evidentemente, nella migliore delle ipotesi, nessuna esclusa!

Chiudo con un aforisma di Albert Einstein che bene riassume la portata del problema che i due individui incarnano in modo paradigmatico:

Chiunque si accinga ad eleggere se stesso a giudice del vero e della conoscenza, naufraga sotto le risate degli Dei.

Dr. me  Orlando Del Don, Presidente Sezione UDC di Bellinzona, Membro della Direttiva Cantonale

 

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