Interdizione perpetua ai criminali psicopatici
Mia intervista apparsa oggi 26 settembre su Ticinonline.
“Interdizione perpetua a chi non ha più la possibilità di guarire”
Per l’ex infermiere “mostro” 5 anni di interdizione alla professione. L’appello del Dr. Orlando Del Don: “Il legislatore metta mano all’articolo 67 del Codice Penale Svizzero”
BELLINZONA – Perché, in caso di reati gravi, non esiste un’interdizione perpetua alla professione? E’ questa la domanda che ci si è posti ieri in aula dopo aver appreso della sentenza a 12 anni di detenzione all’ex infermiere, riconosciuto colpevole di aver perpetrato una lunghissima serie di abusi sessuali nei confronti di sue pazienti gravemente malate ed inermi durante la sua attività. Un comportamento definito “spregevole” dalla presidente della Corte delle Assise Criminali Rosa Item. Una colpa grave che, teoricamente, non gli precluderà, scontata la pena e i cinque anni di interdizione alla professione di infermiere, di tornare a vestire il camice bianco.
Orlando Del Don, psichiatra, psicoterapeuta e gran consigliere UDC, non nasconde la sua perplessità: “Per quello che posso dire io, sulla base della mia esperienza, queste forme di perversioni sono difficilmente curabili. E poi è troppo tardi: per troppi anni il soggetto ha potuto continuare a soddisfare in quel modo le sue pulsioni. Cinque anni di interdizione sono troppo pochi”.
A questo punto è Orlando del Don a lanciare l’appello alla politica, affinché si metta mano all’articolo 67 del Codice Penale Svizzero: “Il legislatore si dia da fare. Bisogna intervenire politicamente per cambiare questo articolo. Questi soggetti devono essere interdetti a vita e dobbiamo agire affinché ci si possa dotare degli strumenti legislativi adatti per poterli allontanare definitivamente. Il limite di cinque anni non aiuta né la società né il reo”.
Il medico psichiatra invita le istituzioni a chinarsi su questo tema e chiede che vengano coinvolti anche gli esperti: “Per una volta si dovrebbe dare retta a chi lavora direttamente a contatto con questa tipologia di persone.” Del Don spiega i motivi secondo cui bisognerebbe introdurre nell’articolo 67 la possibilità al giudice di decidere per l’interdizione perpetua: “Quando ci troviamo di fronte a questi casi, dobbiamo fare in modo che venga tutelata la società. In questo caso per società intendo la protezione dei diritti dei pazienti, quelli indeboliti nella loro capacità di resistenza. Dobbiamo smettere di illuderci che ci siano possibilità di trattamento per persone che presentano questo tipo di devianze. Perché una volta uscito dal carcere, il rischio di recidiva è altissimo”.
Secondo lo psichiatra il reo, durante la sua permanenza in carcere, dovrebbe riqualificarsi in altri ambiti. “Se vogliamo dargli un’altra chance per ricominciare – ha osservato il gran consigliere – dovrebbe imparare a fare qualcos’altro. Nessuno mette in dubbio che il carcere possa aiutarlo alla redenzione, ma sbaglieremmo se continuassimo a mantenere un approccio, per così dire pio e ingenuo, in cui si crede che chi si è macchiato di questi reati possa redimersi”.
L’infermiere, quando uscirà di prigione, si presume possa essere ormai vicino ai 60 anni di età e il ritorno ad operare nel suo ambito di formazione appare improbabile. In tutti i casi Del Don mette in guardia: “Le pulsioni non hanno età. In questi casi, anche se si è anziani e “non si hanno più i denti per azzannare”, il limite alla deviazione resta unicamente la fantasia. Certe pulsioni non si possono togliere. Sono legate a circuiti neuronali che è impossibile interrompere. Uguale se si è virili o no”.
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Orlando Del Don
Medico, Psicoanalista, Politico
Classe 1956, Medico, psicoterapeuta, docente, scrittore, editore. Questo blog è il mio mezzo per parlare online di società, sanita, cultura, informazione, territorio e altro ancora.
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